Il futuro della nostra Professione

Nella vita di ogni persona, di ogni organismo, vi sono momenti cruciali in cui le decisioni prese incidono sul futuro in modo indelebile.

Non dobbiamo dimenticare l’origine della nostra professione, sorta con l’industrializzazione. Il mondo delle imprese è il contesto in cui operiamo ed in cui coltiviamo le radici della nostra cultura economica e sociale.

E’ una società, quella industriale, che per svilupparsi e sopravvivere ha sempre più bisogno della legalità. Osserviamo ogni giorno che il contrasto all’illegalità è un’esigenza vitale per l’economia di ogni paese. Elevando la nostra professione ad Ordine, lo Stato ci ha dato un imprimatur, riconoscendoci competenze ed identità ma anche oneri.

Lo Stato ha affidato ad un corpo professionale, i Notai, la cura della legalità degli atti ed a noi, i Dottori Commercialisti, tende, ogni giorno di più, ad affidare il controllo della legalità degli affari economici. Anche i comportamenti professionali dei nostri colleghi dovranno ispirarsi a principi di stretta legalità. Ci aiuta il nostro codice deontologico, emanato dal nostro C.N., che all’art. 5 prevede il primato dell’interesse pubblico: concetto che permea tutto il codice.

Per il rinnovo della nostra rappresentanza nazionale coloro che vorranno candidarsi dovranno presentarsi ai colleghi con precise proposte programmatiche. A titolo esemplificativo, ne suggerisco alcune:

  • le modifiche alla nostra legge istitutiva, affinché le elezioni dei Consigli degli Ordini locali precedano le elezioni del Consiglio Nazionale ed affinché i bilanci, preventivo e consuntivo, del Consiglio Nazionale siano approvati dall’assemblea dei Presidenti degli Ordini locali;
  • la lotta all’abusivismo, con iniziative a difesa del titolo di Dottore Commercialista e di Esperto Contabile, come è previsto dalla nostra legge istitutiva (D.Lgs. 139/2005 artt. 3, 39, 61 c.6), a sua volta a difesa delle nostre competenze, come elencate nella succitata legge e come sentenziato dalla Suprema Corte di Cassazione;
  • l’introduzione di più materie giuridiche nei nostri corsi universitari, ad esempio il diritto processuale civile, ecc.;
  • l’introduzione delle specializzazioni, incominciando dalle due grandi anime della nostra professione, quella economico-giuridica e quella contabile-giuridica;
  • una regolamentazione giuridica delle nostre responsabilità professionali: civile e penale; ad esempio, quella del Collegio Sindacale non è definita ed è alla mercé interpretativa delle Corti, ottenendo di limitare quella patrimoniale a dei multipli del compenso previsto dalla normativa;
  • la rappresentanza per la presentazione e l’assistenza nelle procedure concorsuali ed in quelle di ristrutturazione dei debiti e di sovraindebitamento;
  • il contenzioso tributario in ogni grado di giudizio, anche il terzo, con l’introduzione dell’assistenza tecnica;
  • il miglioramento del livello civico-culturale della popolazione, inserendo l’insegnamento dell’educazione civica, in ogni ordine della nostra scuola dalle elementari all’università, sia sotto l’aspetto storico che economico, sociale, filosofico ed antropologico.

In questi ultimi vent’anni, abbiamo avuto il torto di aver contribuito a portare la nostra professione ad un appiattimento culturale continuo.

Alle ormai prossime elezioni del nuovo C.N. dovremo sostenere la nomina a Presidente Nazionale di un collega di elevato livello culturale perché maggiore cultura vuol dire anche maggiore etica e riconoscimento sociale.

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